14 luglio | Città di Lugano
Conoscere il potenziale di accumulo e deposizione del particolato atmosferico (PM, particulate matter) da parte delle piante rappresenta un’informazione utile per progettare e pianificare città più vivibili e sostenibili. Gli arbusti oggetto del progetto VerdeVale, grazie al loro portamento cespuglioso e all’altezza contenuta, agiscono da filtro per il particolato e il loro effetto si concentra al livello dell’apparato respiratorio delle persone. Essi possono essere collocati in prossimità di una delle più importanti fonti di emissione, il traffico veicolare, permettendo di integrare l’azione mitigante degli alberi su più livelli e ampliando la scelta vegetale laddove gli spazi urbani non consentano la messa a dimora di alberi.
Con PM10 si intende la frazione di particolato grossolana che include particelle di dimensione minore o uguale a 10 micrometri. Delle sei specie arbustive indagate a Lugano, il ligustro (Ligustrum vulgare) è risultato il più efficiente, con valori medi di PM10 accumulato annualmente superiori del 34% rispetto a forsizia (Forsythia x intermedia) e alloro (Laurus nobilis) che invece hanno mostrato i valori più bassi. Eleagno (Elaeagnus x ebbingei), pittosporo (Pittosporum tobira) e lauroceraso (Prunus laurocerasus) hanno invece registrato valori annui intermedi per unità di area fogliare. All’interno della frazione grossolana è compresa la frazione fine, ovvero il PM2.5, costituita da particelle di dimensione minore o uguale a 2.5 micrometri. Si tratta della frazione ritenuta più pericolosa per la salute umana in quanto in grado di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio, giungendo fino ai polmoni. Per tale frazione non sono state rilevate differenze significative tra le sei specie oggetto di studio, che hanno mostrato valori medi di accumulo annuo pari a 0.87 microgrammi per cm2 di area fogliare.